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Kanye West: Autismo o Disturbo Bipolare?
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Kanye West: Autismo o Disturbo Bipolare?

Kanye West: Bipolare o Autistico? La storia di Kanye West ci permette di fare qualche ragionamento sulla diagnosi differenziale tra Neurodivergenza e Disturbo Bipolare...

Kanye West non è solo un rapper, produttore e designer: è un'icona della cultura pop, un personaggio capace di catalizzare l'attenzione mediatica con ogni sua dichiarazione e comportamento. Nato nel 1977 ad Atlanta e cresciuto a Chicago, West ha rivoluzionato il rap degli anni Duemila con album innovativi come The College Dropout e My Beautiful Dark Twisted Fantasy. Ma la sua carriera è stata segnata anche da momenti controversi: come l’iconica scenata ai Video Music Awards del 2009 contro Taylor Swift, fino alle dichiarazioni su schiavitù e politica. Al di là delle sue provocazioni e fedi politiche c'è un aspetto più profondo che ha spesso accompagnato la sua ascesa: la sua salute mentale.

Kanye West non è più bipolare, ma autistico. Con questa dichiarazione, l’artista ha sollevato un dibattito acceso tra esperti di salute mentale e fan. Il suo percorso diagnostico riflette una realtà clinica complessa, in cui i confini tra disturbo bipolare e disturbo dello spettro autistico sono spesso sfumati. Ma davvero si tratta di un errore diagnostico o piuttosto di una doppia diagnosi?



DSM-5 e la complessità diagnostica

Secondo il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM-5), il disturbo bipolare è caratterizzato da episodi maniacali e depressivi, spesso accompagnati da grandiosità, impulsività e distacco dalla realtà. L’autismo, invece, coinvolge alterazioni persistenti della comunicazione sociale, interessi ristretti e schemi comportamentali ripetitivi. Sebbene alcune caratteristiche possano sovrapporsi, il DSM-5 definisce criteri ben distinti per entrambi i disturbi.

Nel caso di Kanye West, i sintomi che ha descritto nel tempo – momenti di esaltazione, iper-produttività, senso di persecuzione, ritiro sociale e difficoltà nelle interazioni – pongono interrogativi cruciali sulla sua reale condizione.

Disturbo Bipolare: il peso della mania

West ha raccontato pubblicamente di vivere fasi di intensa euforia, seguite da stati depressivi e paranoici. Gli episodi maniacali descritti – la sensazione di connessione con l’universo, la diffidenza verso le persone, il comportamento impulsivo e le dichiarazioni sopra le righe – rientrano perfettamente nel quadro del disturbo bipolare tipo I, dove la mania può raggiungere livelli psicotici.

Uno degli elementi più rivelatori della bipolarità di West è il suo rapporto discontinuo con i farmaci. È noto che molti pazienti bipolari, durante le fasi maniacali, smettano di assumerli proprio perché si sentono “potenti”, “guariti” o persino dotati di abilità straordinarie. West ha ammesso di non assumere stabilizzatori dell’umore per paura di perdere la creatività, un comportamento tipico nei pazienti bipolari non aderenti alla terapia.


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D’altro canto, la recente diagnosi di autismo – o, più precisamente, di sindrome di Asperger – non è del tutto priva di fondamento. West ha mostrato una marcata difficoltà a interpretare segnali sociali, una tendenza a ossessionarsi su argomenti specifici e un approccio alla comunicazione spesso impulsivo e fuori dagli schemi. Anche la sinestesia che ha descritto (vedere i suoni come colori) è comune tra le persone nello spettro autistico.

Tuttavia, alcuni elementi del suo comportamento mal si adattano a una sola diagnosi di disturbo dello spettro autistico. L’intensa variabilità emotiva e l’alternanza di periodi di iperattività con altri di profondo isolamento non sono tipici dell’autismo, che generalmente presenta una regolazione affettiva più stabile, seppur con possibili crisi emotive.

Inoltre, va considerato che l’autismo, in particolare nella forma di Asperger, è oggi socialmente più accettato rispetto ad altre condizioni psichiatriche, anche grazie alla presenza di figure pubbliche di successo che hanno dichiarato di essere nello spettro, come Elon Musk. Questo potrebbe aver reso per West la diagnosi di autismo più digeribile e meno stigmatizzante rispetto al disturbo bipolare, un fenomeno non raro tra i pazienti che cercano di dare una nuova lettura alla propria condizione.


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La tesi della doppia diagnosi

Se da un lato il disturbo bipolare spiega le oscillazioni umorali e l’eccessiva autostima nei momenti di mania, dall’altro l’autismo potrebbe chiarire alcune peculiarità cognitive e comportamentali di West. La co-occorrenza di disturbo bipolare e disturbo dello spettro autistico non è rara: studi recenti evidenziano che fino al 7% delle persone nello spettro riceve anche una diagnosi di disturbo bipolare.

Nel caso di Kanye West, la difficoltà di distinguere le due condizioni è amplificata dalla sua stessa percezione della malattia. Ritenere il proprio disturbo un “superpotere” è tipico di chi vive episodi maniacali, ma potrebbe anche derivare dalla tendenza, a ragione, di considerare la neurodivergenza come un tratto identitario accettabile e persino valorizzante, rispetto all’etichetta di una patologia psichiatrica. Purtroppo però la crescente visibilità di figure di successo nello spettro autistico, come Elon Musk, ha contribuito a ridefinire l'autismo come una condizione accettabile nella società, mentre il disturbo bipolare continua a portare con sé un forte stigma. E, ovviamente, chi ne fa le spese sono i pazienti stessi.

Piuttosto che un errore, la storia di Kanye West, suggerisce una doppia diagnosi, una combinazione di disturbi che spiega le sue caratteristiche cognitive ed emotive. Il rifiuto dei farmaci, l’alternanza tra fasi di espansività e ritiro sociale, la difficoltà a decifrare il contesto sociale e la sinestesia sono elementi che possono coesistere benissimo nelle due condizioni cliniche.

Più che chiedersi se Kanye West sia bipolare o autistico, dovremmo forse domandarci come entrambe le condizioni siano percepite culturalmente e quale sia il loro impatto sulla società. Il modo in cui parliamo di salute mentale e neurodivergenza influisce direttamente sulla vita di chi convive con questi disturbi. La diagnosi, così come la musica, è fatta di sfumature e interpretazioni, e non può essere ridotta a una dicotomia rigida. E, come spesso accade, la realtà è sempre più complessa di quanto sembri, richiedendo una riflessione che vada oltre le etichette diagnostiche e si concentri sulle esperienze individuali dei pazienti.

Grazie per aver letto Taccuini! Questo post è pubblico quindi sentiti libero di condividerlo…

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