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Sugli Hikikomori, gli adolescenti italiani e il ritiro sociale
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Sugli Hikikomori, gli adolescenti italiani e il ritiro sociale

Sempre più adolescenti italiani scelgono l’isolamento sociale, evitando amici e contatti diretti...cosa sta succedendo? Una ricerca del CNR prova a spiegare il fenomeno...

Ci sono ragazzi che sembrano scomparire. Non perché si trasferiscano in un’altra città o cambino scuola, ma perché smettono di uscire, di incontrare gli amici, di vivere la loro quotidianità al di fuori della propria stanza. Un tempo si sarebbe parlato di timidezza o di fasi adolescenziali, ma oggi il fenomeno ha un nome preciso: ritiro sociale. E in alcuni casi estremi, può assumere le caratteristiche del fenomeno Hikikomori, termine nato in Giappone per descrivere quei giovani che si isolano completamente dalla società per mesi o addirittura anni.

Quello che fino a qualche tempo fa sembrava un problema legato esclusivamente alla cultura giapponese sta emergendo con forza anche in Italia. Una recente ricerca condotta dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha analizzato come il ritiro sociale sia cresciuto tra gli adolescenti italiani prima e dopo la pandemia, rivelando dati allarmanti. Confrontando due indagini realizzate nel 2019 e nel 2022, gli studiosi hanno osservato un incremento significativo del numero di giovani che evitano del tutto il contatto sociale.

Ma cosa sta accadendo? Perché sempre più ragazzi scelgono di sparire dalla vita sociale? E soprattutto, quali sono le conseguenze di questa tendenza?


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Hikikomori e ritiro sociale: un problema globale

Il termine Hikikomori è stato coniato negli anni ’70 dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito per descrivere una condizione che coinvolge adolescenti e giovani adulti che si ritirano completamente dalla società per almeno sei mesi, senza che vi sia una causa psichiatrica primaria evidente. In Giappone, il fenomeno è stato inizialmente attribuito alla pressione scolastica, alla rigidità del sistema educativo e al forte legame madre-figlio che spesso esclude la figura paterna.

Per anni si è pensato che fosse una condizione legata esclusivamente alla cultura nipponica. Ma negli ultimi decenni, casi di ritiro sociale sono stati segnalati in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Corea del Sud all’Italia. E se in Giappone i ragazzi Hikikomori vivono spesso reclusi in una stanza senza alcun contatto con l’esterno, in Italia il fenomeno si manifesta in modo più sfumato: molti di questi giovani mantengono una connessione virtuale con gli altri, ma evitano completamente le interazioni dal vivo.


Photo: Francesco Jodice, Hikikomori, Hiasuki, 2004


I dati dello studio: cosa sta succedendo agli adolescenti italiani?

L’indagine del CNR ha coinvolto oltre 7.500 studenti delle scuole superiori, divisi in due gruppi: uno analizzato prima della pandemia, nel 2019, e l’altro dopo la pandemia, nel 2022. Il confronto tra i dati ha rivelato un netto cambiamento nelle abitudini sociali degli adolescenti.

Prima della pandemia, la maggior parte dei ragazzi trascorreva il tempo libero con gli amici e usciva regolarmente. Nel 2022, invece, le cose sono cambiate:

  • Il 14% in meno degli adolescenti ha dichiarato di trascorrere il tempo libero con gli amici.

  • Il 9,7% in più ha affermato di interagire solo online.

  • Il numero di ragazzi che non incontrano mai i loro amici è aumentato del 4,1%.

Ma il dato più preoccupante riguarda un gruppo ben preciso: i cosiddetti "Lone Wolves", ovvero gli adolescenti che trascorrono la maggior parte del loro tempo da soli. Se nel 2019 rappresentavano il 15,8% del campione, nel 2022 sono saliti al 39,4%.

Ancora più significativo è il fatto che, all’interno di questo gruppo, il numero di giovani che non incontrano mai nessuno fuori casa sia raddoppiato. Un dato che fa riflettere e che suggerisce che il distanziamento sociale imposto dalla pandemia abbia avuto effetti duraturi sulle abitudini relazionali dei più giovani.


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Le cause dell'isolamento: perché sempre più adolescenti si chiudono in casa?

Secondo lo studio, il ritiro sociale è un fenomeno complesso, che non può essere spiegato con una sola causa. Tra i fattori più rilevanti emergono:

  • Insicurezza e insoddisfazione per il proprio corpo. Molti adolescenti evitano di uscire perché non si sentono a proprio agio con la propria immagine. La paura del giudizio li porta a evitare ogni confronto dal vivo, rifugiandosi dietro lo schermo di un telefono o di un computer.

  • Bullismo e cyberbullismo. I ragazzi che hanno vissuto episodi di bullismo a scuola o online sviluppano una forte ansia sociale, che può sfociare nel ritiro dalle interazioni con i coetanei.

  • Rapporti familiari difficili. Uno degli elementi chiave emersi dalla ricerca è la qualità della relazione con la madre. Chi ha un rapporto conflittuale con la propria famiglia è più propenso a isolarsi, anche perché non trova nel contesto domestico un ambiente che lo stimoli a uscire.

  • Iperconnessione digitale. Il tempo trascorso sui social media è raddoppiato tra il 2019 e il 2022. Questo ha portato molti adolescenti a sostituire le interazioni reali con quelle virtuali. Tuttavia, il dato più curioso è che tra i ragazzi più isolati, quelli che non escono mai, si è registrato un calo dell’uso dei social media nel 2022. Un segnale che suggerisce come, per alcuni, il ritiro diventi così profondo da portare alla disconnessione totale, sia nel mondo reale che in quello digitale.

Hikikomori in Italia: un rischio concreto?

La ricerca ha stimato che in Italia circa 1,7% degli adolescenti presenta caratteristiche riconducibili al fenomeno Hikikomori, mentre un ulteriore 2,6% è a rischio. Tuttavia, rispetto alla forma giapponese, il ritiro sociale italiano appare meno estremo.

A differenza dei giovani Hikikomori in Giappone, che spesso abbandonano completamente la scuola e interrompono ogni forma di comunicazione, i ragazzi italiani tendono a mantenere qualche contatto, anche se prevalentemente virtuale. Questo suggerisce che il fenomeno possa svilupparsi in modo più graduale e con caratteristiche differenti da paese a paese.


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Cosa possiamo fare?

Il ritiro sociale non è solo un problema individuale, ma un fenomeno che riguarda l’intera società. Se sempre più adolescenti smettono di uscire, di socializzare e di confrontarsi con il mondo reale, quali saranno le conseguenze a lungo termine?

Secondo gli esperti, è fondamentale intervenire in modo tempestivo, prima che l’isolamento diventi cronico. Alcune delle possibili soluzioni includono:

  • Creare ambienti sociali accoglienti. Non tutti i ragazzi si sentono a proprio agio nelle dinamiche scolastiche o sportive. Servono spazi alternativi, dove possano ritrovare un senso di appartenenza.

  • Lavorare sulla consapevolezza digitale. Non si tratta di demonizzare i social media, ma di insegnare un uso più sano e consapevole della tecnologia.

  • Fornire supporto psicologico. La bassa autostima, l’ansia sociale e le difficoltà relazionali devono essere affrontate con il giusto sostegno.

Il rischio, altrimenti, è quello di vedere una generazione sempre più distante dalla realtà, con un numero crescente di ragazzi che, un giorno, semplicemente decideranno di scomparire.

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